Letture
Ottobre 2000
Narrativa Italiana

Caro Scanderbeg sei la nostra guida


Giuseppe Bonura


Lo scorso anno, a marzo, Carmine Abate ha pubblicato “La moto di Scanderbeg”. Il romanzo non è passato inosservato, per vari motivi. Contro il postmodernismo imperante in molti giovani scrittori (con effetti disastrosi), Abate proponeva una narrazione che si rifaceva ai grandi temi del Sud, in modo particolare al senso di sradicamento dovuto all’impossibilità di aderire a una terra, la Calabria, da sempre periferica rispetto ai destini nazionali. Ma in Abate c’era qualcosa di più: l’ambiente del suo romanzo era un paese della Calabria dove ancora si parla la lingua degli antichi immigrati albanesi. Il mito della madre-patria, l’Albania, interagiva con la cultura calabrese, producendo importanti risultati stilistici.
Dicevamo che il romanzo non è passato inosservato e, per fortuna, “La moto di Scanderbeg” non era la prima opera di Abate. Lo scrittore aveva già pubblicato un volume di racconti e un romanzo, “Il ballo tondo”, che adesso viene riproposto dall’editore Fazi. Come si sa, Scanderbeg è l’eroe leggendario dell’Albania, colui che nel secolo quindicesimo si oppose con il suo coraggio e la sua sagacia all’invasione dei turchi. Per gli albanesi, Scanderbeg è una sorta di dio che tiene unita la nazione, che la richiama all’osservanza delle sue origini storiche, culturali e religiose.
Anche in “Il ballo tondo” c’è la figura di Scanderbeg, ovviamente rivisitata da una penna che conosce tutte le seduzioni della società moderna. Qui Scanderbeg non è una figura storica e storicizzata, bensì un fantasma dell’anima e della psiche che guida i passi e le avventure del protagonista principale, Costantino, un uomo alla continua ricerca di un punto saldo per conferire alla sua vita un significato che la trascenda. Questo di Abate è un intenso romanzo di formazione, con una ricca gamma di personaggi bizzarri e corposi, tra i quali spicca il nonno di Costantino.