Il Crotonese, 07.03.2006

Abate e l'intrigante ‘Mosaico' di personaggi
di Pino Pantisano

Dopo gli ultimi appuntamenti di Parma e Roma, il carrozzone di Carmine Abate si è fermato anche a Crotone. Il 52enne affabulatore di Carfizzi – una delle comunità di lingua arbereshe della nostra provincia – è stato accolto dal suo pubblico di lettori il pomeriggio di giovedì scorso nella cornice del teatro Apollo, dove ha presentato il suo nuovo romanzo: Il mosaico del tempo grande.
Edito da Mondadori (233 pp., euro 16,50), il libro dello scrittore calabrese che vive e insegna a Trento ha fatto il suo ingresso in città sotto il patrocinio dell’assessorato alla Cultura della Regione Calabria e della Provincia di Crotone, rappresentati rispettivamente dagli assessori Sandro Principe e Giuseppe Poerio. Accanto a quest’ultimi, erano presenti all’evento culturale (Moti i Madh, poi vedremo che significa) il sociologo Vito Barresi, la coordinatrice Alba Battista e l’attore teatrale Lindo Nudo. Il presidente della Provincia, Sergio Iritale, si è solo affacciato per salutare i convenuti, tra i quali non poteva mancare l’attivissimo sindaco di Carfizzi, Caterina Tascione.
“… Era mattino presto. Antonio Damis stava viaggiando sul cassone di un vecchio camion militare che un suo parente aveva acquistato dagli americani per quattro soldi alla fine della guerra”. Esattamente da qui, dall’incipit del romanzo - ossia dalla partenza di Antonio Damis da Hora (il paese calabro su un cocuzzolo del Parco Montagnella) alla volta dell’altra sponda del Mediterraneo (l’Albania), l’opposta partenza dalla terra di Scanderbeg di un popolo in un fuga e l’arrivo di Laura Damis di nuovo ad Hora - è cominciato il racconto di un ‘ritorno al futuro’ della piccola comunità arbereshe attraverso le novelle di Gojàri (Boccadoro), interpretata dalla voce stentorea di Lindo Nudo.
Clamori, macerie e la fuga degli uomini davanti alla guerra: questo accadeva nel 1400 così come nel 1900; per un padre che parte una figlia che ritorna, per un amore che finisce un altro ne nasce, per un presente che trascorre nella piazza assolata di Hora un passato riemerge nella bottega di un artigiano compositore di mosaici.
In mezzo c’è la lotta contro il tallone di ferro della tirannide (ieri dei Turchi, oggi dei vari Hnver Hoxha) e la diaspora della gente dal Paese delle aquile dietro al loro papàs Dhimitri Damis (un prete greco-ortodosso) per edificare il nuovo villaggio in una terra ‘ospitale e pacifica’ o sulle carrette del mare alla ricerca di pane e libertà.
In un incrocio diacronico di fatti e memorie, Carmine Abate, come il Gojàri del suo libro, mette sul tavolo della narrativa le sue storie che il lettore deve poi comporre come le tessere di un puzzle che con sempre nuovi arrivi e rinnovate partenze, con dolorose separazioni e gioiosi ricongiungimenti, non avrà mai fine. Più che un mosaico, quindi, potremmo definire questo romanzo come un racconto di racconti di altri racconti ancora del ‘Moti i Madh’: il ‘Tempo grande’ della nascita di Hora che affonda le sue radici nel passato e nel futuro di una nazione in eterno movimento. E la sua scrittura piana, dolce, impreziosita di brillantini in dialetto e lingua arbereshe, confermano il fascino esotico e la magia di un novellare senza tempo, di fiabe da Mille e una notte.
Parlando dell’autore, nella sua breve introduzione l’assessore Giuseppe Poerio lo ha definito “uno dei maggiori scrittori calabresi degli ultimi tempi”. Uno scrittore che attraverso il tema dell’emigrazione – ha spiegato ancora - delle radici culturali e della tradizione dell’accoglienza, ci mostra come “l’identità di un popolo sia formata da tanti tasselli che diventano poi un mosaico”. E se ne gode di una Provincia che vuole candidarsi tra i fari di cultura “investendo il 2% delle risorse in bilancio”.
Tra il suo e l’intervento a braccio di Sandro Principe c’è Drita, la ballerina di Tirana raccontata da Nudo sul palcoscenico in penombra. L’assessore regionale, a cui non piace la definizione di ‘scrittore di nicchia’ usata da qualcuno per Abate, ha tenuto a rimarcare che “la cultura non si misura dalle folle che partecipano ad un evento”, e che essa non deve avere il timore di porsi: “la cultura deve avere la dote della pazienza, - ha insistito, - e deve essere tenace, come la goccia d’acqua che piano piano scava il granito”.
In tal senso, “il libro di Carmine Abate è importante perché inserisce il destino individuale nella più ampia storia collettiva”; e ammonisce: “è importante essere coscienti della propria identità”. Poi i suoi occhi si rivolgono ai giovani presenti in sala, a coloro che domani saranno a loro volta dei migranti (“non più con una valigia legata con lo spago, ma col computer nella borsa; non più artigiani, ma classe dirigente”), per informarli che l’amministrazione regionale ha recuperato 25 milioni di euro a favore della cultura e l’istituzione futura di ‘borse di rientro’ formative post-tirocinio da 20 mila euro.
Legge ancora Nudo; e subito dopo Alba Battista prende la parola per dire al pubblico che la prima edizione de ‘Il mosaico del tempo grande’ è già esaurita ed in ristampa, e che ‘La festa del ritorno’ e ‘Tra due mari’ (precedenti fatiche di Abate) sono “nelle mani di produttori cinematografici”.
Un “miracolo”, quindi, come lo ha definito Vito Barresi: quello “di un libro molto letto al Nord”, di un libro che contiene parole come ‘mosaico’ ed ‘emigrazione’ (o esodo) “che sanno di Bibbia, che sanno di antico e di tempo grande”. Per il sociologo crotonese con questo romanzo Carmine Abate, “il più importante autore nella letteratura contemporanea della Calabria”, compie un’operazione potente: quella di prendere “le parole morte della lingua arbereshe e di vivificarle in narrativa”.
Se qualcuno si chiedesse il perché del titolo, beh, non lo troverà. Perché gli è scappato dalla penna così, spontaneamente. “La parola mosaico – ha spiegato infatti – è la caratteristica fondamentale della mia vita, della mia cultura, della mia scrittura… Identità che è fatta di tante tessere, di tanti pezzi che vengono a volte da lontano, altre da vicino e da cui nasce il quadro”. In realtà, “Il mosaico del tempo grande viene dalla traduzione dell’arbereshe Moti i madh”, il tempo di un evento importante, il tempo di Hora.