Il mosaico del tempo grande
(premio vittorini 2006 –XI edizione)   
di Natale Tedesco
	  Con le nuove trame del moti i madh, ovvero Il 
	mosaico del tempo grande (Mondadori editore 2006), Carmine Abate ci ha dato 
	un’opera complessa e piena, storicamente fondata, sostenuta e liricamente 
	intrecciata. 
	Con essa l’invenzione di Abate può ulteriormente e felicemente inscriversi 
	in quella dimensione letteraria che amiamo definire lo stile del Sud, 
	intendendo non solo e non proprio il Sud dell’Italia, ma del mondo. Da 
	questo luogo, che è divenuto uno spazio letterario, ci vengono ancora quelle 
	costruzioni romanzesche che comunicano una visione del mondo, non dimidiata 
	o mortificata, insieme ad un linguaggio fresco e innovatore. 
	Lo sperimentalismo linguistico, il plurilinguismo di Abate non è un arido e 
	freddo esercizio di coatto postmodernismo; al contrario si forma 
	sull’impianto ampio, aperto della struttura della tradizione letteraria 
	italiana, che è stata un’ardua conquista di riscrittura dopo il primitivo 
	uso orale dell’arbëresh della nascita. La campitura composita, a mosaico, 
	appunto, delle tessere colorate, dei contrappunti musicali, d’italiano 
	meridionale, dell’ arberesh e del dialetto calabrese, si svolge su opzioni 
	contenutistiche fortemente volute e caratterizzate. Peraltro, è così che la 
	storia di Hora e dei suoi abitanti, un piccolo nido delle Calabrie, può 
	aspirare a farsi immagine e rappresentazione di un mondo più vasto, dove l’ 
	“epoca anticaria del moti i madh” si contrappone e convive con il “tempo 
	modernòso”: “Hora jone è come un iceberg, metà fuori illuminata dal sole e 
	metà oscura, dentro di noi”: ma non è questo il vivere nostro, la condizione 
	umana, di oggi e di sempre, tra luce e buio? 
	Il tempo “luminoso” è affidato al futuro, pure ad “una bella giornata di 
	sole e di vento”, sull’alta collina calabrese o sulle strade e i canali di 
	Amsterdam, da cui prende forma la fulgida e fervida figura di Laura. Il 
	tempo grande, l’epos di un mito lungo e diuturno, dove presente e passato si 
	riconoscono. 
(Siracusa, 29 giugno 2006, Premio Vittorini 2006-07-15, XI EDIZIONE)