Kataweb
18 Maggio 2002

Tutte le strade portano alla mia anima

Carmine Abate in "Tra due mari" intreccia e accumula viaggi temporali e spaziali tra la Calabria e la Germania, in un'Europa che è crocevia di (in)civiltà

di Fabio Gambaro

E' un romanzo fatto di andirivieni nel tempo e nello spazio l'ultima fatica di Carmine Abate, scrittore d'origine arbëreshe vale a dire la comunità italo-albanese della Calabria che, dopo aver passato molti anni in Germania, vive oggi in Trentino, dove insegna. "Tra i due mari", questo il titolo del libro, intreccia e accumula viaggi temporali, dal secolo scorso fino ai giorni nostri, e viaggi spaziali, tra la Calabria e la Germania, i due mondi del giovane protagonista e narratore del romanzo, Florian, figlio di una calabrese e di un tedesco.
Questi passa le sue estati a Roccalba, il paese della madre a metà strada tra lo Ionio e il Tirreno, in una terra di "afa e polvere, di colline d'olivastri e di fichi d'india", dove sono ancora visibili le rovine del Fondaco del Fico, una vecchia locanda in cui, nel 1835, passò una notte Alexandre Dumas. Più di un secolo dopo, quel che resta di quel vecchio casolare è al centro dei sogni di Giorgio Bellusci, il macellaio del paese e nonno di Florian, il quale vorrebbe ricostruire la locanda e lasciarla ai suoi discendenti, a testimonianza della prosperità della famiglia in una regione per troppo tempo arretrata, ma anche come segno tangibile dell'attaccamento alle proprie origini e alla propria terra. A questo sogno, egli dedicherà tutta la sua esistenza, riuscendo alla fine a realizzarlo pagando però un prezzo altissimo.
Le sue peripezie, i suoi viaggi, le sue disavventure e la sua granitica volontà nel perseguire il progetto (anche quando le mafie locali cercano di impedirglielo o di asservirlo) sono narrate da Florian, che, quasi come un cantastorie, ripercorre e commenta le diverse tappe di quella vita movimentata, compresa l'inossidabile amicizia con un fotografo tedesco, Hans Heumann. Proprio il figlio dell'amico straniero, Klaus, si sposerà con Rosanna, la figlia di Giorgio, dando origine alla famiglia italo-tedesca in cui è nato Florian.
L'avventurosa storia della ricostruzione del Fondaco del Fico s'intreccia così con la storia di tre generazioni che vanno e vengono tra la Germania e la Calabria. Due mondi distanti e diversissimi per abitudini, mentalità e cultura, con i quali però Florian impara a convivere, risolvendo a poco a poco i conflitti d'identità e imparando a trarre il meglio dalle sue doppie radici. Allo stesso modo, con il trascorrere degli anni, il ragazzo impara a conoscere e apprezzare il nonno calabrese, un uomo schivo e silenzioso, poco incline alle effusioni ma leale e generoso, e soprattutto visceralmente legato alla propria libertà e nemico di ogni ingiustizia. Quando Florian scoprirà il segreto della sua vita, guarderà con occhi diversi quel patriarca roccioso e testardo.
Abate è bravissimo a intrecciare le vicende dei diversi personaggi, i loro destini incrociati e i loro legami indissolubili, svelandone i diversi tasselli secondo un ordine non cronologico che dà luogo a una struttura romanzesca affascinante e ricca di sorprese. Il sovrapporsi dei diversi piani spazio-temporali in una narrazione che a tratti assume i toni della leggenda, produce specie nella prima parte un affascinate andamento a spirale che, svelando la realtà per tocchi progressivi, conquista immediatamente il lettore. Così, tra passato e presente, tra legami familiari e problemi d'identità, il bel romanzo di Abate si legge con vero piacere, conquistati dalla sua voce originale come "dall'eco di un canto già sentito", da "un coro di cicale invisibili o di rondini furibonde".