La
Gazzetta del Sud
8 marzo 2005

Abate: «Tra i due mari» Il derelitto Sud non si arrende
 di Domenico Nunnari


«Un narratore formidabile», così scrive «Le Monde» di Carmine Abate, il romanziere di origini arbereshe, nato a Carfizzi, in provincia di Crotone, in occasione dell'uscita nella prestigiosa collana della biblioteca degli Oscar Mondadori del suo romanzo di maggior successo, «Tra i due mari». L'autorevole quotidiano francese consacra l'autore italo-albanese come narratore di razza e lo considera tra gli scrittori italiani più amati in Francia e molto apprezzato anche in Germania, dov'è stato giovanissimo emigrante, prima del rientro in Italia. Ma è «Tra i due mari», il romanzo che ha rafforzato e reso duraturo il rapporto con i lettori, un'opera vincitrice di ben sei prestigiosi premi letterari, con la quale Abate conferma l'originalità della sua ispirazione, che affonda nella passione mediterranea, nella vicenda secolare dell'emigrazione, nella forza del Sud. Questo si nutre di paesaggi, di rapporti forti, di scoperte, in una Calabria del secondo dopoguerra. Il protagonista è Giorgio Bellusci, un uomo che possiede un qualcosa di magnetico e di selvaggio, e coltiva il sogno di ricostruire il Fondaco del Fico, la locanda di uno sperduto paesino calabrese in cui si era fermato Alexandre Dumas. «Tra i due mari» è una lunga e appassionata narrazione che coinvolge tre generazioni e si svolge tra Amburgo e Roccalba, un paesino che lo scrittore calabro-albanese, originario di Carfizzi, situa tra lo Jonio e il Tirreno, nel punto in cui la Calabria è più stretta. Il Fondaco del Fico è il sogno di una vita di Giorgio Bellusci, è il traguardo di un'esistenza che si sbroglia come una matassa, ma che di tanto in tanto si riavvolge e bisogna srotolare di nuovo con ostinazione e caparbietà. Sullo sfondo del sogno di far risorgere il Fondaco del Fico, i personaggi del romanzo vivono amori, passioni, tragedie e violenze, legati dal filo di una narrazione polifonica, a più voci, che fa rivivere il meglio di una letteratura meridionale. Abate, con questo romanzo ha ottenuto il giusto riconoscimento alla sua capacità di raccontare con ricchezza di materia, di odori, di suoni e soprattutto di vita; di recuperare memorie storiche, di inventare personaggi fondamentali per capire un'epoca e interpretare i motivi antichi e nuovi della crisi e della suggestione del Meridione d'Italia. Il Fondaco del Fico, luogo dell'immaginazione e della realtà, nel romanzo di Abate, è la metafora della testardaggine meridionale, della vittoria sopra ogni destino crudele, della previsione di un futuro fatto di integrazione e di interculturalità. Quello che non è riuscito al nonno riuscirà al nipote, in una continuità che si richiama ai valori forti e alla luce intensa della passione meridionale.