L'Adige luglio 2004

Spertina nel vento

di Paolo Ghezzi

 Ai tanti indimenticabili cani ben raccontati dai romanzieri, si aggiunge a buon diritto «Spertina», la cagnetta del piccolo protagonista dell´ultimo bel libro di Carmine Abate (lo scrittore calabroalbanese, cioè arbëresh, trapiantato in Trentino): «La festa del ritorno», ora giustamente finalista al Campiello. Sentite come la introduce proprio all´inizio del capitolo 1: «Stava acciambellata, gli occhi chiusi, forse sognava, e all´improvviso saltò con un balzo in avanti come un pallone calciato da un piede invisibile e abbaiò, all´improvviso, inseguendo il vento d´aprile che odorava di zagara... ero seduto sul muretto del vicolo di casa e annusavo il vento che scappava inseguito dal mio cane. "Tekà, Spertinè, tekà. Te ku vete? Dove vai? Torna indietro. Kthehu këtù!" gridavo».
Sono proprio così i cani, inseguono il vento e i sogni con la stessa sventata passione. Sentite ancora: «La scia del suo naso nel prato era una strada sottile di curve che si annodavano e s´ingarbugliavano in labirinti da cui Spertina usciva sempre più vittoriosa».
I cani buoni sono, in percentuale, certamente molto più numerosi degli uomini buoni. È per questo che, spesso, gli uomini buoni amano i cani non trascurando per questo di amare i loro simili.