PREMIO NAZIONALE CORRADO ALVARO

IV EDIZIONE

VINCITORE

SEZIONE NARRATIVA

Carmine Abate

 La festa del ritorno

( Piccola biblioteca Oscar Mondadori)

L’autore

            Carmine Abate č nato nel 1954 a Carfizzi, una comunitŕ arbčreshe – cioč italo- albanese – della Calabria, ed č emigrato da giovane in Germania. Oggi vive in Trentino, dove insegna. Ha esordito nel 1984 in Germania con la raccolta di racconti Den Koffer und wedgl (ed. italiana ampliata, Il muro dei muri, 1993. Ha pubblicato, tra l’altro, , il libro di poesie Terre di andata (1966) e tre romanzi: La moto di Scandeberg (1999), Il ballo tondo (1991) e ( 2000) e Tra due mari ( 2002). I suoi libri, vincitori di numerosi premi letterari anche internazionali, sono tradotti in molti paesi.

Il romanzo

            Un padre e un figlio. Il primo racconta la sua vita di emigrante, sospesa tra partenze e ritorni, tra Francia e paese; il secondo ricorda il suo spaesamento e la sua rabbia nei periodi senza il padre, ma anche l’incanto dell’infanzia, immersa in un paesaggio vivido, esuberante. Davanti a loro, un grande fuoco acceso sul sagrato, la notte di Natale. Tutti e due hanno un segreto da nascondere, un segreto legato all’amore della figlia maggiore per un uomo misterioso. Un enigma che si svela poco a poco, fino all’inattesa conclusione. Ambientato in un paese arbčresh della Calabria e narrato da due voci inconfondibili per l’abile intarsio di parole e ritmi plurilinguistici, La festa del ritorno č insieme romanzo di formazione, storia d’amore, atto di denuncia verso le condizioni di vita che spingono tanta gente del Sud a cercare fortuna emigrando. Un romanzo insolito e intenso sulla fatica di crescere, lo strazio dell’addio, il senso della vita

Il giudizio

            Scrittore ampiamente affermato, soprattutto dopo il romanzo Tra due mari (2002). Abate č un narratore di razza, capace di coinvolgere il lettore che lo segue nel racconto con partecipe interesse. Come ne La festa del ritorno, dove riesce a fondere nel paesaggio aspro e affascinante le memorie luminose e ancestrali dell’infanzia che l’emigrazione non č riuscita a scalfire.

            Lo strazio per la separazione dagli affetti e dal paese č forte, ma le ragioni del cuore, giocate tra partenze e ritorni, superano ogni tentazione di abbandono alla disperazione della fatica di crescere nella solitudine, dando con la speranza del ritorno alle radici, un senso alla vita.