Comunicato stampa

 Premio Domenico Rea-Isola d’Ischia, il trionfo di Carmine Abate

Abate vince l’ottava edizione del Premio Domenico Rea – Isola d’Ischia, superando con ben 60 voti anche De Crescenzo che ottiene 13 voti


Vince ancora Carmine Abate con il suo romanzo Tra due mari, edito da Mondadori. Anzi, stravince il prestigioso premio «Domenico Rea-Isola d’Ischia», superando con ben 60 voti (quasi i due terzi dei voti validi) il superfavorito e notissimo Luciano De Crescenzo, con Storia della filosofia medioevale (Mondadori, 13 voti), per volontà della giuria popolare - lettori dell’isola, posti alla lettura in estate - e gli altri finalisti, prescelti a giugno dalla giuria tecnica, presieduta da Anna Martelli Casella e composta da Rosetta Fidora Ruiz, Giancarlo Menichelli, Nunzia Sena e Pino Simonetti.
Dunque De Crescenzo non è risultato il vincitore, come tutti alla vigilia avevano pronosticato, ma ha confermato la sua seduttiva affabulazione, raccontando spiritosi aneddoti su Domenico Rea e infine complimentandosi con Carmine Abate per la vittoria.
Notevolmente distanziato dal vincitore Carmine Abate, scrittore di Carfizzi al suo quarto libro di narrativa, anche Roberto Pazzi, secondo con 17 voti (L’erede, edito da Frassinelli) e Piero Gaffuri (il suo Il Corsaro, Marsilio, ha ottentuto solo 5 voti).
Ancora una volta, dunque, i lettori non “tradiscono” Carmine Abate, che si era già imposto in competizioni analoghe, tra cui il Premio Arge-Alp 2001, il Premio Libero Bigiaretti 2000, il Premio Leonardo Sciascia 2001, e con Tra due mari il Premio Società dei lettori 2002, confermandosi uno dei maggiori scrittori della sua generazione e già tradotto in nove Paesi.
La nuova opera dello scrittore di Carfizzi sta riscuotendo un notevole successo di critica e di pubblico, tant'è che è in libreria la terza edizione. Del resto, come ha affermato Ermanno Paccagnini sul Corriere della Sera, "con "Tra due mari" Abate ci dà il suo romanzo più complesso e maturo. Un romanzo al tempo stesso mosso e sospeso; insieme d'avventura e poesia"; mentre sull'Espresso Marco Belpoliti ha sottolineato che "Abate ha una mano felice; narra attraverso rapide immagini che attingono per ritmo e intensità emotiva all'universo della poesia". Un libro in cui, su tutto, emerge il gusto del racconto, del tramandarsi storie e del cercare le proprie radici.