L'Espresso, 04/10/2013

Il pane caldo di Carmine Abate
di Angiola Codacci Pisanelli

 Per il primo appuntamento del club di lettura dell’Espresso ho deciso di andare sul sicuro. Un libro breve, già abbastanza noto e scritto da un autore che non delude mai: “Il bacio del pane” di Carmine Abate (Mondadori, pp. 176, euro 12).
In trent’anni di scrittura Abate si è costruito a poco a poco una posizione di rilievo tra i romanzieri italiani più amati anche all’estero. È un risultato che si è meritato con romanzi sempre ben scritti e ben costruiti e con un rapporto con i lettori che non passa per salotti letterari o talk-show ma inanella presentazioni in libreria e incontri in festival piccoli e grandi. Di famiglia arbëreshë, emigrato in Germania (i primi libri li ha scritti in tedesco), trapiantato in Trentino, Abate nei suoi romanzi torna sempre in Calabria ma la vede con uno sguardo cosmopolita e quindi particolarmente interessante.Dai primi romanzi più legati alle tradizioni (”Il ballo tondo”, “La moto di Scanderbeg”) è passato a temi d’attualità: al centro della “Collina del vento”, che ha vinto l’anno scorso il Premio Campiello, ci sono le pressioni della ‘ndrangheta dietro la corsa ai parchi eolici.
E c’è la malavita anche sullo sfondo di “Il bacio del pane”, che comincia come una variazione calabrese di “Stand by me” di Stephen King: un gruppo di ragazzi in vacanza parte per una gita verso un rudere abbandonato dove trovano non un morto ma un vagabondo armato. Inizia una storia che intreccia l’atmosfera delle estati dell’adolescenza e il coraggio quotidiano di chi abita in una regione martoriata dai soprusi e dalla criminalità. Una mix impegnativo, una scommessa difficile: a voi giudicare se con “Il bacio del pane” Abate ha vinto la sua nuova scommessa.