La Gazzetta dello Sport, 6 ottobre 2008
 

Il nuovo romanzo di Carmine Abate ci riporta agli anni '70: un "com'eravamo" fatto di mare (quello di Crotone), baci e cortei. Ma soprattutto di canzoni e di corse: quelle del protagonista, tra Lucio Battisti, Rino Gaetano, Vittori e Mennea, il velocista olimpionico dei 200

Quegli anni '70 di corsa
di Valerio Piccioni

  MILANO, 6 ottobre 2008 - Chi è stato ragazzo negli anni ’70 si avvicini con prudenza alla lettura del nuovo libro di Carmine Abate. Chi in quell’epoca seguiva l’atletica e tifava Pietro Mennea, raddoppi le precauzioni. E chi magari faceva il filo a una ragazza che cresceva ascoltando Lucio Battisti e Rino Gaetano, innamorata dello scrivere e del leggere, dia qualche colpo al freno... Queste sono pagine che bucano il cuore. L’autore pare in certi momenti sguazzare in mezzo a un «com’eravamo» fatto di mare (quello calabrese), baci e cortei. Ma soprattutto di canzoni. E di corse. Quelle di Nicola, il protagonista, che un giorno incrocia proprio Pietro Mennea, reduce dal bronzo di Monaco ’72 e l’oro degli Europei di Roma, ascoltando il professor Vittori, il suo allenatore, proclamare: «Quello farà il record del mondo». Eppure le corse che s’incontrano fra struggenti battute di pesca e gelati adolescenti spesso non partono dai blocchi e sfuggono ai manuali della tecnica e dell'allenamento: cercano la solitudine, l’anarchia o il sogno. Un po’ ricordano, ma solo in parte, lo scapicollarsi sui tornanti di un altro «ragazzo di Calabria», questa volta del cinema. Ma il Mimì di Comencini sognava Bikila, mentre Nicola deve prediligere la distanza più breve che c'è a disposizione nell'atletica all'aperto. Glielo dice pure Vittori sconsigliandogli i 200: "Anche tu andrai lontano, vedrai. Nei 100 metri, però. La forza fisica non ti manca. Sei più alto e robusto di Pietro. Dipende tutto da te, dalla forza del tuo carattere e dalla intelligenza". Intanto da 11"2 è sceso a 11", poi 10"6, ma arriverà pure più lontano...

L'ALTRA META' del CUORE - Però l’atletica più che il cuore del palcoscenico del romanzo, abita la sua periferia. Anche se non è un caso che sia proprio lei - alle prese al giorno d'oggi con una miscela di fascino e decadenza - a infilarsi nelle strofe e nei discorsi facendosi spazio fra i ricordi delle sforbiciate del padre, calciatore fino alla svolta fra i fosfati della Montecatini, ancora viva e vegeta nella Crotone di quegli anni. In effetti forse è proprio lei, la pista, a fare da compagna di destino di quegli anni che cedono a un certo punto la parola alle indifferenze e alle modernità delle epoche successive. Nel racconto di Abate, nella biblioteca e nel giradischi di Anna, l’altra metà del cuore, ci sono soprattutto gli anni ’70, questa volta fatti più di tenerezza che di piombo, l'unica parola che oggi si usa per descrivere quella stagione e che invece ne indica solo il protagonosta spietato, tralasciandone tutti gli altri. Come Nicola e Anna, ma anche Lucio e Rino, testimoniano.

Valerio Piccioni

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