La Repubblica@scuola, 8 febbraio 2016
 

 

Gli anni veloci di Carmine Abate
di alop99 (medie superiori)

  Nicola e Anna hanno quattordici anni quando s’incontrano a Crotone. Lui vuole diventare un grande velocista; lei invece ha il mito di Lucio Battisti che ha conosciuto in Toscana, al quale scrive lunghe e appassionate lettere, sognando di vederlo interpretare i testi che gli manda.

Il primo ad innamorarsi dei due è Nicola, Anna impiega più tempo ma si rende conto, con il passare dei giorni, che lo adora più di se stessa.

I due hanno in comune la passione per Battisti, che costituisce una speranza per l’amore che li circonda.

Ma la vita, a differenza delle favole, non sempre sembra avere un lieto fine. Nicola rincorre le sue speranze e trascura Anna perché troppo impegnato a sognare, presto si renderà conto di averla persa e di non riuscire a dimenticarla.

Il 9 settembre 1998 la radio annuncia la morte di Lucio Battisti, consumato da un male atroce, e Nicola spinto dalla musica di Lucio e di Rino Gaetano, sente che è venuto il momento di ritrovare Anna e, dopo tredici anni, si mette sulle sue tracce per confidarle un segreto che lo tormenta da anni, ma non sa che anche lei custodisce un segreto ancora più decisivo per entrambi.

Saranno per Anna e Nicola, anni be pieni ma veloci, anzi velocissimi per il bisogno di allontanarsi, da quella terra meravigliosa anche se povera, che offre di respirare veleni lavorando alla Montecatini. Un’ombra nera in riva al mare.

Accanto ad Anna e Nicola Capocolò, misterioso e saggio, silenzioso e profondo, e Rino Gaetano, di cui si racconta la storia come uomo e artista, raccontandone il legame con la sua città natale: Crotone.

Con la colonna sonora di Lucio Battisti e Rino Gaetano, Carmine Abate racconta sentimenti universali. La lettura scorre veloce come gli anni settanta, anni di proteste e passioni, di sogni e speranze forse disattese. Pagina dopo pagina il Lettore assiste non solo all’evoluzione di una vita ma al cambiamento di una città, Crotone.

I flashback rendono la storia intrigante: il racconto si muove tra l’adolescenza di Nicola ed Anna ed il presente, tra speranze, sogni, voglia di cambiare il mondo tipici della giovinezza e l’accettazione, a volte sconsolata e scanzonata di un presente non sempre facile da accettare e da vivere…perché, credo, sia la vita la grande protagonista del romanzo.

Una vita nella quale costruire delle certezze, certezze che diano libertà e un senso di sicurezza. Anna è stata quello che un grande poeta bengalese è riuscito cosi bene a descrivere, il palo al quale l'elefante si fa legare con un filo di seta. Se l'elefante dà uno strattone può scappare quando vuole, ma non lo tira. Ha scelto di essere legato con un filo di seta a quel palo. L’importante è prenderne atto e questo non sempre è semplice e allora diventa necessario ricordare, riportare al cuore quanto già avvenuto e superato. Diventa fondamentale la memoria, per il conseguimento di una felicità tante volte attesa e mai realizzata. E’ lungo l’inventario delle persone, delle azioni e degli oggetti che appartengono alla nostra realtà. Volti cari, desideri irrealizzati, beni trafugati, progetti e passioni, tendenze inscritte per eredità nei nostri geni. Se chiudiamo gli occhi un cielo in movimento muove ad altri cieli. E se ci guardiamo attorno ed accarezziamo i nostri libri, la casa, il giardino e la dolcezza di chi amiamo, sentiamo di essere parte di quell’infinito straordinario sistema chiamato vita. E gli “Anni veloci” questo me lo hanno insegnato perché il romanzo, non chiuso nel gioco perverso dell’esaltazione sterile di un passato ormai lontano, presenta la possibilità di un domani. Esiste un dopo gli anni veloci, la speranza che qualcosa, se lo vogliamo possa cambiare. Perché sarà pur vero che nella tempesta la memoria insegue sempre un porto. Ma è altrettanto vero che c’è, sempre, una città dietro la notte. Perché la vita è comunque bella. Ecco cosa non si deve mai scordare

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